Al giorno d'oggi abbiamo accesso a una quantità senza precedenti di conoscenza in forma digitale. Questa conoscenza non è stata creata dai computer ma dai nostri antenati che hanno conservato e migliorato ciò che sapevano nel corso di innumerevoli generazioni, da quando l'uomo ha imparato a parlare, dando origine al nostro patrimonio culturale. I progetti senza vincoli d'uso come Wikipedia e il Software Libero oggi sono capofila in molti settori; dimostrano con risultati tangibili cos'è possibile fare quando la conoscenza è libera.
I DRM sono un tentativo di cercare di fare azienda nel XXI secolo con le pratiche di business del XX, limitando la competizione quando non si è in grado di competere. Diverse aziende usano le tecnologie moderne come usavano anni fa quelle oggi antiquate, centralizzando tutti i contenuti (stampa, televisione, telefono). Le tecnologie si possono usare anche così ma il problema è che perdono molti dei vantaggi che hanno rispetto a quelle vecchie.
Neppure le leggi sul copyright sono state in grado di regolamentare il settore. Sia editori che cittadini ne chiedono una riforma, ma in senso diametralmente opposto. Dobbiamo fare una scelta: dobbiamo tener conto degli interessi di un piccolo ma forte gruppo di imprese e lasciar determinare a loro quali sono i limiti per la condivisione della conoscenza e della cultura, oppure le implicazioni morali e sociali di questi nuovi limiti sarebbero troppo gravi per poterli ignorarli?